Editoriale
La scuola come «cucina» d’integrazione
Lo scrittore Amin Maalouf sostiene che mai come oggi gli uomini abbiano tante cose in comune, tante conoscenze in comune, tanti riferimenti in comune, tante immagini, tante parole e tanti strumenti condivisi. Eppure tutto ciò spinge gli uni e gli altri ad affermare di più la loro differenza.
Quanto si è assistito nelle cronache politiche degli ultimi tempi sembra dar ragione a Maalouf: la società svizzera sta sperimentando una corsa a marcare le differenze, a tracciare le frontiere fra se stessa e gli altri, come se integrazione volesse dire cancellazione delle origini, eliminazione di sé, omologazione.