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Editoriale

La Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI)

Cantiere del cambiamento

Le Scuole Universitarie Professionali (nella Svizzera tedesca denominate Fachhochschulen, in quella francese Hautes Ecoles Spécialisées) esistono in Svizzera da 13 anni.

In Ticino la SUPSI è nata con la legge votata dal Gran Consiglio l’11 marzo del 1997. Essa ha integrato numerose scuole di specializzazione e istituti di ricerca pubblici e privati preesistenti; tra questi, la Scuola superiore di arti applicate (SSAA), creata nel 1985, la Scuola superiore per i quadri dell’economia e dell’amministrazione (SSQEA), istituita nel 1987, e la Scuola tecnica superiore (STS), con l’annesso laboratorio tecnico sperimentale (LTS). Quest’ultima scuola a Trevano (e a Manno dal 1993) ha formato, in 32 anni di attività, 680 ingegneri del genio civile e architetti STS e, negli ultimi anni, 149 ingegneri STS in informatica e 56 ingegneri STS in elettronica (1).

 

Nell’anno scolastico 2008-09 sono stati 2352 gli studenti che hanno frequentato la SUPSI, con una crescita negli ultimi anni a dir poco vertiginosa; infatti nel 1999-2000 erano 658. Si tratta di giovani in possesso di una maturità professionale conseguita durante o dopo il tirocinio (51%), di una maturità liceale o commerciale (18%), di un diploma estero (24%) o di un altro certificato (7%). Inoltre i collaboratori (docenti, assistenti, ricercatori, tecnici, ecc.) sono stati 429 (unità a tempo pieno) (2).

In 5 dipartimenti e 4 scuole affiliate, con 22 corsi Bachelor, presso la SUPSI è attualmente possibile seguire quasi tutti i curricoli Bachlor delle SUP nei campi del sociale, dell’economia, della sanità, delle costruzioni, della tecnica, del design, della musica, del teatro e dell’insegnamento.

Indiscutibilmente, dunque, la SUPSI riveste per il sistema formativo ticinese un’importanza non trascurabile.

Su questo numero e su altri due che seguiranno, Verifiche si occupa di questa scuola per la prima volta. Non lo ha mai fatto; non solo perché finora nessuno che sia attivo presso la SUPSI si è fatto vivo ma, probabilmente, anche perché una sorta di rispetto reverenziale induce a considerare le scuole attive a livello terziario (SUP e Università) meno interessate alla didattica. E non a torto, se confrontiamo la preparazione didattica richiesta a chi vuol insegnare nelle scuole dell’obbligo e nelle scuole postobbligatorie con quella pretesa dal docente SUP e universitario; ma qui il discorso sarebbe lungo e tortuoso.

Paragonare la SUPSI ad un cantiere del cambiamento non sembra inappropriato, se pensiamo alle innovazioni che la stessa ha introdotto e che nella medesima si stanno sperimentando.

Di seguito ne ricordiamo alcune:

  • La SUP, come l’Università, in Ticino è un ente autonomo di diritto pubblico che gode di grande autonomia e che prevede l’assunzione del personale mediante contratti individuali.
  • Oltre all’insegnamento e alla formazione continua, la SUPSI deve svolgere compiti di ricerca applicata e di servizio per l’industria e le istituzioni; compiti generalmente svolti nelle unità scientifiche strutturate (istituti e laboratori) annesse ai diversi dipartimenti.
  • L’insegnamento adotta le più recenti innovazioni che hanno accompagnato il processo promosso dalla dichiarazione di Bologna del 19 giugno 1999 e sottoscritta da 29 paesi (3). Novità intese a rendere comparabili a livello europeo i titoli accademici e a promuovere la mobilità di studenti e docenti; la loro introduzione dovrebbe concludersi proprio quest’anno. Attualmente presso la SUPSI il ciclo di studi, della durata di tre anni, porta al Bachlor, spendibile quale idonea qualificazione nel mercato del lavoro europeo, ed è seguito, dal 2007, dalla possibilità di ottenere, con un secondo ciclo di due anni, alcuni Master. Inoltre si adotta il sistema di cumulo e trasferimento di crediti ECTS (European Credit Transfer System); l'insegnamento è organizzato in moduli di studio costituiti da uno o più corsi in modo da permettere allo studente di seguire la formazione parallelamente all'attività professionale; la gestione della qualità della Scuola comporta, tra l'altro, la valutazione dell'insegnamento da parte degli studenti.

Che la SUPSI meriti pertanto, anche da parte della nostra rivista, un po’ più di attenzione è indubbio; a maggior ragione dopo la recente integrazione dell’Alta Scuola Pedagogica nel neonato Dipartimento della Formazione e dell’Apprendimento (DFA) della SUPSI, il quale si occupa della formazione di base e continua dei docenti di scuola dell’infanzia, elementare, media e media superiore, nonché della ricerca in ambito pedagogico e didattico.

Il nostro auspicio è che i contributi che intendiamo offrire ai nostri lettori nei prossimi mesi possano stimolare un più ampio dibattito su questa scuola; dibattito che fino ad ora – ci pare di poter affermare – è un poco mancato.

La Redazione

  1. Tazio Solari-Giancarlo Ré, Breve cronistoria della STS, 1999
  2. Allegato statistico al rapporto annuale 2008 della SUPSI
  3. Vedi Lo spazio europeo dell’istruzione superiore, Dichiarazione congiunta dei Ministri dell’Istruzione Superiore intervenuti al Convegno di Bologna il 19 giugno 1999 (http://www.miur.it/0002Univer/0052Coo per/0064Accord/0335Docume/1385Dich ia_cf2.htm)